Il cinghiale maremmano

una storia non raccontata

Una difficile convivenza

Altroché difficile convivenza. Il rapporto che esiste tra la specie sus scrofa e l’homo sapiens si perde nella notte dei tempi.

Il cinghiale ha rappresentato, oltre una grande fonte di sostenamento, anche il simbolo del vigore, della forza e del coraggio. La sua biologia gli ha permesso di sopravvivere nei secoli così a stretto contatto con l’uomo come il suo comportamento adattivo e opportunistico. Tutto l’insieme delle sue caratteristiche hanno sempre garantito al cinghiale selvatico un netto vantaggio evolutivo rispetto ad altri grandi mammiferi.

Oggi sembra quasi che i cinghiali stiano invadendo quasi ogni area del suolo nazionale, non limitandosi più a frequentare boschi e colline. I fatti di cronaca ce li descrivono come voraci, pericolosi animali opportunisti ormai abituati alla presenza dell’uomo. Essi infatti si spingono all’interno delle città, anche metropoli, alla ricerca di cibo da predare. E’ indubbio che il problema del sovrappopolamento dell’animale sia ormai fuori controllo da anni e la semplice caccia non basta a tenere il numero dei capi sufficientemente in equilibrio con gli altri animali che condividono con loro gli habitat.

 Ma come si è arrivati a questo in Italia? La colpa non è assolutamente da attribuire al cinghiale. Loro seguono fedelmente il loro programma biologico. I problemi legati con questa grande quantità di poderosi animali dipendono dalle errate scelte dell’uomo nell’ultimo mezzo secolo. Le specie autoctone dell’Italia di sus scrofa non hanno quasi più niente a che vedere con gli animali presenti ora. Anzi, le caratteristiche del cinghiale italico  (nel nostro caso maremmano) erano molto differenti: prolificazione nettamente inferiore, dimensioni più contenute dei capi. Basti pensare ad un’altra specie endemica italiana (il cinghiale sardo) per capire come siamo lontani dall’animale che adesso sta causando questi problemi.

L’uomo a partire dagli anni 60 del scorso secolo introdusse negli habitat italiani una nuova specie di cinghiale dall’Est Europa, più grande, più veloce nello sviluppo e eccezionalmente prolifico. Basti pensare che i maschi attuali possono raggiungere dimensioni veramente “mitologiche” sfiorando il quintale e mezzo. Il motivo di questa introduzione di una sottospecie “aliena” è da attribuire esclusivamente alla caccia. A nostro avviso tutte le caratteristiche folcloriche e tradizionali legate al mondo della caccia finiscono totalmente diluite nel grosso business che oggi questa rappresenta.

Il problema della sovrappopolazione di questo animale è indubbiamente un problema di cui tenere conto. Esso spesso va di paripasso con problemi epidemiologici tra la popolazione di animali come stiamo vedendo all’inizio del 2022 in Piemonte e Liguria. Per non parlare del grave squilibrio biologico nella catena alimentare. Nei prossimi anni le istituzioni dovranno per forza affrontare con vigore il problema.